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Un vestito a misura d'uomo
Inserito il 15 gennaio 2006 alle 15:11:00 da Renato Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Perciò il ruolo del paziente non può ormai essere più ignorato perché nessuno "sa" meglio di lui quali sono le sue necessità. Un paziente coinvolto avrà più fiducia e più probabilità di sentirsi soddisfatto delle cure ricevute. Dobbiamo trasformare i pazienti in parte corresponsabile delle decisioni mediche. Arrivarci non è facile.
Dovremo imparare ad usare un linguaggio semplice, accertarci che il paziente abbia capito i vari passaggi, se necessario ripetere più di una volta usando modalità espressive diverse, fornire informazioni scritte, non aver paura di confessare che spesso in medicina non vi sono certezze ma dubbi o che, in determinati casi, semplicemente non sappiamo cosa fare.
Nel caso di malattie croniche o di pazienti con disturbi difficili da curare, può essere utile ammettere che non esiste la "pasticca" magica, ma che non per questo insieme non si potrà gestire la situazione (e comunque mai il paziente sarà lasciato solo con la sua malattia).
Dobbiamo aiutare i malati ad affrontare i loro disturbi e a convivere con essi, quando non è possibile eliminarli. Se volessimo usare un termine difficile, potremmo dire che il medico deve favorire il coping, dove “to cope” significa non solo accettare o convivere con la malattia, ma affrontarla e gestirla in proprio.

Ressa:
Tutto ciò può essere molto logorante per chi non ha doti personali, che non si imparano all’Università, ma che fanno parte delle “dotazioni” che la Natura ci ha dispensato in modo diseguale.

Rossi:
Dunque il coinvolgimento del paziente è essenziale, ma affinché si possa realizzare sono necessari alcuni requisiti:
- bisogna dargli l'opportunità di esprimersi
- spesso i motivi reali che hanno generato la richiesta di visita non vengono immediatamente riferiti (ansia, intimidazione, paura di essere giudicati, ecc.) e il medico deve farsi parte attiva, deve trasformarsi in “levatrice”, esercitando quell’arte maieutica tanto cara ai vecchi clinici
- il medico deve saper ascoltare il paziente e se lo interrompe deve porre domande di tipo aperto (cioè domande che presuppongono una risposta " di tipo discorsivo") e riservare le domande chiuse (che presuppongono una risposta tipo si/no) alla parte finale del colloquio
- bisogna fornire sufficienti informazioni, in forme facilmente comprensibili, e accertarsi che siano state comprese
Ogni decisione medica deve prevedere il coinvolgimento del paziente: è il tanto pubblicizzato "consenso informato" che non deve limitarsi ad una burocratica firma su un foglio di carta, ma deve essere vivo e fruttuoso.
 
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