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La contraccezione
Inserito il 26 febbraio 2006 alle 12:43:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Concludendo, quello che conta in queste problematiche è l'effetto reale che si produce sulla vita umana al suo stadio nascente. In questo rispetto, è evidente che la azione della "pillola del giorno dopo" è quella di produrre la morte, attraverso l'impedimento dell'annidamento nella parete uterina, dell'eventuale embrione formatosi dopo un rapporto sessuale. Quindi produce lo stesso effetto che si produce mediante una interruzione volontaria della gravidanza.
 
A questo punto possiamo chiederci se è vero che la pillola del giorno dopo non è abortiva, come sostenuto dalla Autorità sanitarie. Si può osservare che ci si trova di fronte ad una questione di semantica: se ci fissiamo sulla definizione di inizio gravidanza e assumiamo come valida la definizione del comitato di ginecologi sopra citato, allora la pillola non è abortiva. Se invece assumiamo come definizione di inizio gravidanza quella data dalla comunità scientifica degli Embriologi, altrettanto autorevole quanto quella dei Ginecologi, oppure quella contenuta nella sentenza sopra citata della Corte Costituzionale, allora la "pillola del giorno dopo" è abortiva.
Se invece guardiamo alla realtà delle cose, la realtà è che questa pillola viene assunta con lo scopo di fare morire l'eventuale embrione formatosi dopo un rapporto sessuale. Ripetiamo, questa pillola produce, se vi è stato concepimento, lo stesso effetto della interruzione volontaria della gravidanza. Questa è la realtà dei fatti. E' su questa realtà, come sul modo con cui è stata presentata, che occorre esprimere una valutazione etica.

Dopo accese polemiche lo stesso ministro Veronesi affermò:
"Lo Stato - ha detto il ministro della Sanità - non può imporre la sua etica a tutti i cittadini. Un medico che coscientemente ritiene che questa prescrizione possa essere in contrasto con la sua etica e la sua morale ha il diritto di non prescrivere il farmaco". E non solo i medici. Come ha aggiunto Veronesi "i problemi di coscienza che si pongono i farmacisti vanno risolti".
 
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