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Tromboembolismo venoso
Inserito il 18 febbraio 2006 alle 15:52:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Rossi:
Si avvale della somministrazione di eparina a dosi terapeutiche, ovviamente; già dal primo giorno si associa il warfarin monitorando l'INR e la conta piastrine (per possibile trombocitopenia da eparina).
L'eparina va sospesa dopo il secondo giorno di raggiungimento dell'INR ideale (tra 2 e 3).
In genere sono necessari 5-6 giorni perché il warfarin manifesti l'effetto voluto.
Fino a qualche anno fa si ospedalizzava il paziente perché la terapia eparinica richiedeva un monitoraggio continuo dell'aPTT e spesso la via infusiva.
La possibilità di disporre delle eparine a basso peso molecolare (EBPM o LMWH) ha cambiato in qualche modo il trattamento della TVP. Le EBPM sono altrettanto efficaci e sicure, e probabilmente gravate da minori complicanze emorragiche [7]. Sono più costose dell'eparina non frazionata ma hanno il vantaggio di poter essere somministrate per via sottocutanea 1-2 volte al giorno in dosi fisse peso-dipendenti e, di solito, non richiedono il monitoraggio dell'aPTT .
Vi sono evidenze derivanti da numerosi lavori che è possibile trattare la TVP a domicilio con le EBPM in modo sicuro e senza che vi sia un aumento degli eventi tromboembolici rispetto a pazienti ospedalizzati.
Tuttavia non è semplice dare delle raccomandazioni circa il trattamento domiciliare della TVP. Anzitutto bisogna ricordare che la terapia antitrombotica riduce ma non annulla la possibilità di un'EP e bisogna essere sicuri che il paziente abbia ben capito il possibile rischio.

Ressa:
Giusta precisazione, spesso ignorata anche dai medici e se succede è categorica la necessità di studiare, a distanza dalla fine della terapia, il profilo coaugulativo del paziente.
L’ultimo caso che ho visto è una signora 70 enne con embolia polmonare dopo un’artroprotesi dell’anca, aveva una carenza di proteina S, stranamente 3 gravidanze non l’avevano evidenziata clinicamente; lo studio dei consanguinei è stato utile per allertarli in caso di situazioni cliniche a rischio.
 
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