![Vai a Pillole.org](http://www.pillole.org/public/aspnuke/themes/default/logonewsletter.jpg) Un indice per predire l'insorgenza di diabete negli ipertesi
Categoria : metabolismo
Data : 04 gennaio 2007
Autore : admin
Intestazione :
Usando i dati dello studio ASCOT-BPLA sono stati individuati i fattori che predicono l'insorgenza di nuovi casi di diabete negli ipertesi.
Testo :
Lo studio ASCOT (Anglo-Scandinavian Cardiac Outcomes Trial) è stato disegnato al fine di stabilire se nuovi farmaci antipertensivi fossero maggiormente efficaci rispetto a diuretici e betabloccanti nella riduzione degli eventi correlati alla ipertensione. In questo trial multicentrico, randomizzato e controllato, sono stati reclutati 19.257 pazienti ipertesi (età 40-79 anni) con almeno altri 3 fattori di rischio cardiovascolare, assegnati ad amlodipina (5-10 mg/die), eventualmente associata a perindopril (4-8 mg/die), oppure ad atenololo (50-100 mg/die), eventualmente associato a bendroflumethiazide (1,25-2,5 mg/die) e potassio, se necessario. L'end-point primario dello studio era l'infarto non fatale e la coronaropatia fatale. Lo studio è stato interrotto anticipatamente dopo 5,5 anni. Infatti, anche se l'end-point primario non differiva tra i due gruppi (429 eventi nel gruppo amlodipina-perindopril e 474 eventi nel gruppo atenololo-bendroflumethiazide; RR 0,90; IC95% 0,79-1,02), vi era un minor numero di stroke fatali e non fatali (RR 0,77; IC95% 0,66-0,89), di eventi cardiovascolari totali e di procedure (RR 0,84; IC95% 0,79-0,90), e di mortalità totale (738 vs 820; RR 0,89; IC95% 0,81-0,99) nel gruppo trattato con il calcioantagonista. L'incidenza di nuovi casi di diabete (NOD), un end point predefinito dello studio, era più bassa nel gruppo trattato con i farmaci più recenti (8% vs 11, 4 %; RR 0,70; IC95% 0,63-0,78) rispetto a quelli più datati. Tra la popolazione arruolata nello studio ASCOT 10305 pazienti con livelli di colesterolo totale inferiori a 6.5 250 mg/dL furono ulteriormente randomizzati a ricevere atorvastatina 10 mg/die o placebo (ASCOT-LLA lipid-lowering arm ). L'end point primario era rappresentato da infarto miocardico non-fatale e malattia coronarica fatale. Il trattamento è stato interrotto dopo una media di 3,3 anni. Fin dal primo anno è emerso un netto beneficio nel gruppo trattato con l'Atorvastatina. Ci sono stati 100 eventi primari nel gruppo Atorvastatina contro 154 nel gruppo placebo ( hazard ratio : 0,64 ; p= 0.0005). Il rischio di ictus fatale o non fatale è stato ridotto del 27% nel gruppo Atorvastatina ( 89 casi contro 121 casi nel gruppo placebo; p=0.024 ), il rischio di eventi cardiovascolari totali del 21% ( 389 versus 486; p=0.0005 ), il rischio di eventi coronarici totali del 29% ( 178 versus 247; p=0.0005 ). Nel gruppo trattato con l'Atorvastatina ci sono stati 185 morti e 212 nel gruppo placebo ( hazard ratio : 0,87; p=0.16 ). Dopo 1 anno l'Atorvastatina ha abbassato il colesterolo plasmatico totale di circa 1,3 mmol/L rispetto al placebo; a 3 anni la riduzione è stata di 1,1 mmol/L Il braccio lipid-lowering dello studio ASCOT fu dunque stoppato per manifesta superiorità della atorvastatina vs placebo. Successivamente i dati dello studio ASCOT sono stati utilizzati per una serie di analisi post hoc tra cui uno di questi ha analizzato i fattori di rischio significativamente correlati all'insorgenza di NOD. I risultatai di questa analisi sono stati presentati al congresso mondiale di cardiologia di Barcellona 2006. I fattori indipendenti rivelatisi all'analisi multivariata più fortemente correlati con il NOD sono risultati i livelli di glicemia basale a digiuno, il BMI, i trigliceridi e l'uso di farmaci antianginosi. (vedi tabella).
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Stratificando la popolazione studiata in quartili in base ai fattori di rischio sopraelencati, il gruppo nel quartile più elevato ha presentato un rischio di NOD quasi 20 volte superiore a quello del quartile più basso (HR 19.0 95% IC 14.3-25.4). Gli Autori concludono che usando i parametri rivelatisi più fortemente associati con il NOD è possibile costruire un indice per un'accurata stratificazione del rischio di NOD in pazienti ipertesi.
Fonte: Ajay K Gupta; World Congress of Cardiology, Barcellona 2006
Referenze 1) Lancet 2003; 361:1149-1158 2) Lancet 2005; 366:895-906
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