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Farmacisti ospedalieri: depenalizzare l'errore medico, ma non basta


Categoria : professione
Data : 20 ottobre 2005
Autore : admin

Intestazione :

Dal congresso di Catania dei farmacisti la proposta di depenalizzare l'errore medico per farlo emergere ed imparare dall'errore stesso.



Testo :

A Catania è in corso il XXVI Congresso della SIFO (Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri), dedicato al tema del rischio clinico a 360°. Antonio Colicchia, Direttore del Dipartimento del Farmaco della USL Roma C e componente della Commissione Tecnica del Rischio Clinico del Ministero della Salute imputa ai medici di non dedicare a questo argomento l’attenzione che merita. Una cultura del silenzio, e la dilagante pratica della cosiddetta medicina difensiva, secondo Colicchia, spingerebbero a non comunicare mai l’errore ad un paziente per paura delle conseguenze penali. Per questo occorrerebbe, secondo Colicchia, ridurre l’errore ad illecito civile e non penale in modo da avere più coraggio ed imparare dall’errore. Il rischio clinico legato ai farmaci non è quasi mai causato da colpe individuali, ma nasconde cause logistiche e di organizzazione. Resta fermo comunque il concetto che ASL e assicurazioni debbano risarcire il paziente leso. Parrebbe che il Ministero della Salute si stia già muovendo in questo senso. I medici e farmacisti si sentirebbero più garantiti nel raccontare i propri errori. Cosa che ora farebbero solo tra di loro, ma in circoli ben precisi e chiusi.

Fonte: D. Frati, il pensiero scientifico editore, 19/10/2005

Commento di Luca Puccetti

La proposta sembra sensazionale, ma è solo sensazionalistica. La componente penale è solo uno spauracchio tecnico dei legali dei pretendenti il risarcimento per mettere nell'angolo il medico nel corso del processo. In realtà il problema è l'enorme coacervo di interessi che si è formato tra legali, pazienti, consulenti tecnici, medici legali che vivono ormai di contenziosi basati sulla supposta malpractice. Questo è stato possibile, in parte per la mancanza di alternative professionali altrettanto lucrose ed in parte per un'improvvida modifica della giurisdizione, avvenuta non per modifiche legilsative, ma a suon di sentenze fatte da giudici che non rispondono a nessuno se non alla legge e al CSM. Dunque manca, come già più volte detto, quella valutazione globale di opportunità, di competenza politica, che deve tener conto anche delle esigenze di funzionamento generale del sistema e delle compatibilità economiche di una sanità pubblica. Siamo in uno stato in cui i cittadini vogliono essere curati a tariffe ultrapopolari, ma essere risarciti, per malpractice vera o presunta, con ristori miliardari. C'è qualcosa che non quadra, se si vuole davvero risolvere il problema della medicina difensiva e dei relativi sprechi occorre non solo togliere la responsabilità penale, anche se questo scardinerebbe l'ordinamento che prevede appunto i reati colposi, ma anche creare un meccanismo di blindatura delle decisioni della magistratura e di forti disincentivi all'avviamento di cause pretestuose o basate su elementi dubbi. Per esempio si potrebbe pensare al versamento di una cauzione da parte del querelante almeno pari alla metà o a un terzo della somma pretesa. Inoltre in caso di sconfitta il querelante dovrebbe essere costretto a pagare congrui risarcimenti, altrettanto miliardari, al medico portato in causa ingiustamente. In tal modo si avvierebbero processi per fatti realmente gravi e certi, non pretestuosi, si ridurrebbero le azioni risarcitorie, ma poi i vari legali, consulenti, medici legali che farebbero ?



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