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Il piercing è associato a comportamenti a rischio

Categoria : scienze_varie
Data : 11 dicembre 2004
Autore : admin

Intestazione :

Complicanze legate al piercing vengono riportate in circa un caso ogni sei. Le più comuni sono le infezioni batteriche, il sanguinamento e i traumatismi locali cutanei o mucosi. Inoltre nei giovani con piercing sono più frequenti i comportamenti a rischio.



Testo :

Sottoporsi al piercing è una pratica molto frequente oggi nei giovani e negli adolescenti. Uno studio si è proposto di esaminare se gli adolescenti (età 13-18 anni) che si sottopongono a questa pratica manifestino problemi del comportamento in misura maggiore rispetto ai coetanei che non portano il piercing. Analizzando le risposte date ad un questionario da oltre 4.300 adolescenti, gli autori dello studio riferiscono una frequenza del piercing (in sedi diverse dal padiglione auricolare) del 4% in generale (7,1% nelle ragazze e 1,5% nei ragazzi). Sembra non ci siano differenze per quanto riguarda l'etnia, la zona di residenza e i fattori familiari. Vi è invece una associazione forte tra il piercing e i comportamenti o le abitudini ritenute a rischio. Per esempio i rapporti sessuali precoci sono più frequenti tra gli adolescenti col piercing rispetto ai controlli (due su tre contro uno su tre circa), il fumo (sei su dieci contro tre su dieci), l'uso di marijuana, l'abbandono della famiglia, le assenze ingiustificate da scuola, le idee suicidiarie (26% vs 13%) e i tentativi di suicidio.

Fonte: Journal of Adolescent Health 2004 34: 224-229.


Commento
Sembra che il piercing negli adolescenti sia un marker di comportamenti rischiosi e può essere un utile indizio nelle mani del medico per indagare con maggior scrupolo determinati comportamenti come il fumo, l'uso di droghe, i rapporti sessuali non protetti o le idee suicidiarie. Si sa come gli adolescenti siano pazienti da gestire con delicatezza e competenza, che stanno attraversando una fase cruciale dello sviluppo, sempre pronti a chiudersi a riccio se interrogati su particolari come questi. Lo studio è quindi interessante tuttavia rimane da determinare se questi dati siano validi anche per la realtà italiana.
Renato Rossi



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stampato il 03/07/2024 alle ore 20:27:45