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E' saggio usare l'atenololo come antipertensivo?

Categoria : cardiovascolare
Data : 28 novembre 2004
Autore : admin

Intestazione :

Una recente metanalisi metterebbe in dubbio l'utilità dell'impiego dell'atenololo nella cura dell'ipertensione.



Testo :

L'atenololo è un betabloccante da molti anni usato nel trattamento dell'ipertensione. Tuttavia il recente studio LIFE (Lancet 2002; 359: 995-1010) ha dimostrato la superiorità di losartan rispetto ad atenololo in ipertesi con ipertrofia ventricolare sinistra, soprattutto per quanto riguarda la riduzione del rischio di ictus e di sviluppo di diabete tipo 2. Alcuni autori si sono presi la briga di effettuare una meta-analisi
valutando gli studi in cui l'atenololo è stato paragonato al placebo o ad altri trattamenti. La ricerca, effettuata presso vari database, ha permesso di ritrovare 4 studi condotti su 6.825 pazienti seguiti in media per 4.6 anni, hanno confrontato l’atenololo a un placebo o all’assenza di trattamento e cinque studi di confronto versus altri trattamenti antipertensivi (17.671 pazienti; 4.6 anni). I risultati, per il betabloccante, non sono molto confortanti. Rispetto al placebo non c'era alcuna differenza nè per quanto riguarda la mortalità totale (rischio relativo di decesso: 1.01) e quella cardiovascolare (RR: 0.99) nè per l'infarto miocardico (RR: 0.99) anche se vi era un trend
(non significativo) di riduzione dell'ictus. Meno brillanti ancora sono i risultati rispetto agli altri trattamenti: i pazienti trattati con atenololo hanno una mortalità totale e cardiovascolare e un rischio di ictus più elevati.

Fonte: Lancet 2004 Nov 6; 364: 1684-89

Commento di Renato Rossi

I risultati di questa meta-analisi sono per certi versi sorprendenti e insinuano qualche dubbio circa l'uso dell'atenololo come betabloccante di scelta nel trattamento dell'ipertensione. I betabloccanti sono farmaci molto usati nell'ipertensione e considerati di prima scelta insieme con i diuretici tiazidici. Essi sono indicati soprattutto nei casi di ipertensione associata a cardiopatia ischemica o post-infarto, disfunzione ventricolare sinistra o scompenso cardiaco, tachicardie. La meta-analisi del Lancet non deve ovviamente portare ad emarginare questa importante classe di farmaci anche perchè ci si può comunque indirizzare verso altri beta-bloccanti, non necessariamente i più recenti e costosi.



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