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L'intelligenza e' solo tempo di reazione?
Inserito il 30 dicembre 1999 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Gli psicologi dell' Universita' di Denver avevano cominciato a studiare le capacita' mentali di 23 bambini dell' eta' di tre mesi. Mostravano loro delle figure colorate proiettandole alternativamente adestra ed a sinistra del loro campo visivo. Il tutto veniva videoregistrato e si valutava sia la rapidita' di risposta dei bambini verso lo stimolo, sia le risposte "anticipate", quando cioe' i bambini, avendo compreso il meccanismo alternato, si voltavano verso l' immagine prima che questa venisse proiettata.
Rivisti i bambini a 4 anni di eta', e sottoponendoli a test di intelligenza, e' risultato che i neonati piu' "pronti" mostravano anche di essere i piu' intelligenti.
Si pongono a questo punto interessanti interrogativi: e' possibile che le radici dell' intelligenza si nascondano in meccanismi cosi' elementari da potersi misurare con un test banale come la misura del tempo di reazione?
In passato si e' tentato, senza successo, di ricondurre l' intelligenza a processi psicologici elementari; solo recentemente Ian Deary e Con Stough hanno ideato un indice che dovrebbe rispecchiare quegli inafferrabili processi di base dell' intelligenza meglio di tutti i precedenti: Il tempo d' ispezione.
Il test e' semplicissimo: ai soggetti, preventivamente sottoposti a test misuranti il Q.I. non verbale, indipendente dal patrimonio culturale acquisito)viene mostrata, sempre piu' rapidamente, una figura a forma di U rovesciata avente una gamba (a volte la destra, altre volte la sinistra) piu' corta dell' altra; si chiede di individuare ogni volta la gamba piu' corta.
E' stato osservato che, stranamente, i soggetti piu' intelligenti erano quelli che riuscivano a percepire piu' esattamente lo simolo visivo.
Veniva anche analizzata l' attivita' elettrica cerebrale mediante EEG: alla presentazione dello stimolo visivo si aveva una risposta tipica (caduta del tracciato dopo 100 millisecondi e successiva ripresa). Questo scarto era piu' ripido nei soggetti con Q.I. piu' alto e percezione piu' rapida.
Potrebbe essere l' alto livello intellettivo a favorire, mediante strategie superiori, il riconoscimento esatto delle figure? La risposta sembra negativa in quanto l' elaborazione mediante processi intellettivi elevati sembra essere addirittura controproducente. Sembra vero invece il contrario: che la presenza innata di meccanismi percettivi piu' rapidi (forse integrati con i livelli basilari di elaborazione) permetta un miglior trattamento delle informazioni e quindi, in ultima istanza, un maggior livello di intelligenza.
(J. Paulus, Psicologia Contemporanea n. 156, 1999)


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