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Quali fattori influenzano la prognosi del cancro prostatico localizzato?
Inserito il 08 settembre 2013 da admin. - urologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Uno studio di popolazione ha valutato quali sono i principali fattori che influenzano la prognosi del cancro prostatico localizzato.

E' noto che la prognosi del cancro prostatico localizzato varia grandemente: si va da forme indolenti e poco o nulla aggressive a forme invasive con progressione locale e metastatizzazione.
La problematica è nota ed è stata evidenziata molte volte anche da questa testata: esistono forme di cancro prostatico che progrediscono molto lentamente e che non portano a morte il paziente per il concorrere di patologie concomitanti, soprattutto nei soggetti più anziani.

Ma quali sono i fattori che influenzano la prognosi del cancro prostatico localizzato?
Ha cercato di stabilirlo uno studio di popolazione su oltre 3000 soggetti (età 60-89 anni) ai quali era stata fatta una diagnosi di cancro prostatico localizzato. Il follow up è stato di 14 anni.
Per prima cosa il cancro prostatico di ogni paziente è stato suddiviso in tre forme: a basso, medio ed alto rischio. I parametri usati per questa classificazione erano: lo score di Gleason, i livelli di PSA e lo stadio clinico della neoplasia.
Gli altri fattori considerati sono stati la presenza o meno di patologie concomitanti e l'età del paziente.
Si è visto che la mortalità da cause diverse da cancro prostatico dipendeva essenzialemente dalla presenza di patologie concomitanti. Era del 24% in chi non aveva malattie importanti associate, del 33% in chi aveva una malattia associata, del 46% in chi aveva due malattie associate e del 57% in chi aveva tre o più patologie comorbilità.
Un altro fattore importante da considerare è l'età del paziente. A 10 anni la mortalità non da cancro prostatico era del 26% nei soggetti con tre comorbilità ma età inferiore ai 60 anni, del 40% per chi aveva tra 61 e 74 anni e del 71% in chi aveva tre comorbilità e un'età di almeno 75 anni.

Come era da aspettarsi la mortalità da cancro prostatico dipendeva essenzialmente dalla forma della neoplasia e passava dal 3% delle forme definite a basso rischio, al 7% delle forme a rischio intermedio e al 18% per le forme a rischio elevato, indipendentemente dall'età del soggetto.

Che dire?
Da un certo punto di vista i risultati di questo studio sono abbastanza scontati perchè è ovvio che la mortalità dovuta al cancro prostatico dipende soprattutto dalla forma della neoplasia mentre la mortalità da altre cause è legata a fattori come l'età e le comorbilità.
Tuttavia l'utilità di questi dati, come concludono gli autori, è di poter consigliare al paziente con cancro prostatico localizzato un trattamento piùttosto che un altro a seconda dei casi. Così in un paziente di età avanzata e con patologie concomitanti il trattamento sarà diverso e meno aggessivo nelle forme a medio e basso rischio rispetto ad un soggetto più giovane senza patologie concomitanti.
Scelta, per la verità, più semplice a dirsi che a farsi.


Renato Rossi


Bibliografia

Daskivich TJ et al. Effect of age, tumor risk, and comorbidity on competing risks for survival in a U.S. population-based cohort of men with prostate cancer. Ann Intern Med 2013 May 21; 158:709-717.


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