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Insistere sempre, convince
Inserito il 30 luglio 2002 da admin. - scienze_varie - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



L'esposizione continua, ripetuta, protratta nel tempo ad uno stimolo ne fa aumentare il gradimento.
È esperienza comune come vedere ripetutamente in televisione un attore o un presentatore antipatici, possa cambiarne l'accettabilità: dopo un certo periodo si osserva come l'antipatia possa venir meno e possa arrivarsi a una accettazione o addirittura ad un positivo gradimento di questa persona, non giustificato da cambiamenti del suo atteggiamento o del suo modo di presentarsi. Guardare e riguardare quindi una cosa (indipendentemente se il canale utilizzato sia proprio quello visivo oppure un altro canale, come quello auditivo) induce il soggetto passivo ad accettarla e a gradirla sempre di più.
Questo effetto è stato riscontrato appunto anche per eventi trasmessi con canali diversi da quello visivo, e ci fa accettare progressivamente anche musiche, poesie, ritmi ecc.
Questo "effetto di gradimento" si basa sull'aumento del senso di familiarità soggettiva e prende il nome di Structural More Exposure Effect (SMEE).
L'aspetto più interessante del fenomeno è che questo non è stato riscontrato solo in soggetti sani ma anche in soggetti affetti da schizofrenia e addirittura in pazienti affetti da morbo di Alzheimer. Questi ultimi soggetti in particolare hanno permesso delle interessanti esperienze in quanto manifestano questo effetto anche quando il soggetto non ricordava assolutamente di essere stato ripetutamente esposto allo stimolo.
Alcuni ricercatori americani infatti hanno voluto studiare questo fenomeno in persone colpite da demenza di Alzheimer ed hanno usato come stimoli delle fotografie di volti di sconosciuti. Dapprima ai soggetti venivano mostrate queste foto e veniva chiesto di fare una stima approssimativa dell'età di ognuno di essi; in un secondo tempo agli stessi soggetti venivano mostrate fotografie con volti nuovi mescolati ai precedenti. Veniva chiesto loro di dire quali volti preferivano e poi, in un secondo tempo, di riconoscere quali avevano già visto. Il gruppo di controllo, costituito da persone sane, generalmente non avevano problemi di riconoscimento e mostravano anche lo SMEE, indicando una netta preferenza per i volti già visti. Le persone affette da Alzheimer invece non ricordavano di aver già visto i volti ma tuttavia mostravano ugualmente l'effetto esposizione.
I processi coinvolti in questo fenomeno potrebbero perciò essere indipendenti dal riconoscimento esplicito dello stimolo, ma indurre i loro effetti ad un livello più profondo e quindi meno controllabile dai filtri censori della mente cosciente.

Fonte: Cortex 2002,38,77-86 riportato da "Psicologia contemporanea" Luglio-Agosto 2002, n. 172


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