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Suona l'ultima campana per la sindrome metabolica? |
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Inserito il 06 gennaio 2009 da admin. - metabolismo - segnala a:
Secondo i dati del Cardiovascular Health Study la diagnosi di sindrome metabolica non sarebbe più utile della semplice ipertensione e dell'iperglicemia nel predire il rischio di mortalità totale e cardiovascolare, perlomeno negli adulti > 65 anni.
In questo studio sono stati usati i dati relativi a 4258 americani (età >= 65 anni) senza malattia cardiovascolare nota, arruolati nel Cardiovascular Health Study. Al baseline (età media 73 anni) il 31% degli uomini e il 38% delle donne aveva una sindrome metabolica secondo i criteri stabiliti dell'Adult Treatment Panel III statinitense (ATP III). Durante i 15 anni di follow-up si verificarono 2116 decessi. Dopo aggiustamento multivariato, rispetto ai partecipanti senza sindrome metabolica, quelli con la sindrome avevano una mortalità più elevata del 22% (IC 95% da 11% a 34%). Tuttavia tale rischio era limitato ai soggetti con sindrome metabolica che avevano elevati livelli di glicemia a digiuno (>= 110 mg/dL) oppure diabete o ipertensione. Nei soggetti con sindrome metabolica senza iperglicemia e/o ipertensione il rischio non risultava più elevato rispetto a chi non aveva i criteri per la sindrome. I partecipanti ipertesi e contemporaneamente iperglicemici avevano una mortalità più elevata dell'82%. Risultati simili sono stati trovati se la diagnosi di sindrome metabolica veniva effettuata usando i criteri proposti dall'OMS o dalla International Diabetes Foundation. Gli autori concludono che diagnosticare una sindrome metabolica ha un'utilità limitata per predire la mortalità totale o cardiovascolare negli adulti-anziani rispetto alla semplice determinazione della pressione e della glicemia.
Fonte:
Mozaffarian D et al. Metabolic Syndrome and Mortality in Older Adults. The Cardiovascular Health Study Arch Intern Med. 2008 May 12; 168:969-978.
Commento di Renato Rossi
Ci siamo già occupati della sindrome metabolica in altre occasioni [1,2] esprimendo il dubbio più che fondato che fosse sostanzialmente inutile usare i vari criteri proposti per una stratificazione del rischio cardiovascolare, essendo più che sufficienti i classici fattori di rischio usati nella pratica di tutti i giorni. Lo studio recensito in questa pillola non fa altro che confermare il dubbio. Dubbio peraltro non solo nostro ma esplicitato addirittura dallo stesso Edwin Reaven, che aveva proposto per primo la definzione della sindrome, il quale, nel 2005 ,scrisse un articolo dal titolo altamente significativo: "The metabolic syndrome: requiescat in pace". Ci sembra che non ci sia molto altro dire.
Referenze
http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=2259 http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3905
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