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Prescrizione di SSRI e frequenza dei suicidi nei giovani |
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Inserito il 05 giugno 2008 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a:
Negli USA e in Danimarca la riduzione delle prescrizoni di SSRI risulterebbe associata ad un contemporaneao aumento dei suicidi nei giovani.
Lo scopo di questo studio, effettuato da autori danesi, era di stabilire se, dopo le avvertenze circa il possibile rischio di suicidio nei giovani in trattamento con SSRI, la diminuita prescrizione di questi farmaci potesse essere associata ad un aumento dei suicidi a causa del mancato trattamento della depressione. La ricerca, in effetti, ha evidenziato che subito dopo che venne reso pubblico il "warning" della FDA la prescrizione degli SSRI è diminuita, sia negli USA che in Danimarca, del 22%. In Danimarca i suicidi nei giovani aumentarono, tra il 2003 e il 2005, del 49% e i dati mostrano una significativa associazione inversa con la prescrizione di SSRI. Negli USA, negli anni 2003 e 2004, i suicidi nei giovani sono aumentati del 14%: si tratta della maggior variazione verificatasi fin da quando, nel 1979, i CDC americani decisero di registrare sistematicamente tutti i suicidi che avvenivano nel paese. Gli autori concludono che sia negli USA che in Danimarca, dopo che le agenzie regolatorie hanno pubblicato l'avvertimento di un possibile rischio di suicidi nei bambini e nei giovani trattati con SSRI, la prescrizione di questi farmaci si è ridotta e tale diminuzione risulta associata con un aumento dei suicidi nei giovani. Fonte:
Gibbons RD et al. Early Evidence on the Effects of Regulators’ Suicidality Warnings on SSRI Prescriptions and Suicide in Children and Adolescents. Am J Psychiatry 2007 Sept; 164:1356-1363.
Commento di Renato Rossi
Nel 2003-2004 le autorità regolatorie (FDA ed EMEA) sottolinearono che vi era un possibile rischio di suicidio associato all'uso degli SSRI, soprattutto nei bambini e nei giovani [1,2]. Tuttavia alcuni studi avevano suggerito che in realtà il tasso di suicidi, dopo la commercializzazione degli SSRI, era diminuito, perlomeno negli USA [3]. Secondo dati recenti [4] il trattamento con antidepressivi non solo non comporterebbe un aumento del rischio di suicidio, anzi dopo l'inizio della terapia il rischio si ridurrebbe. Ora questo nuovo studio osservazionale, che ha comparato la riduzione delle prescrizioni di SSRI avvenuta dopo le avvertenze delle autorità regolatorie e la frequenza dei suicidi nei giovani, insinua il dubbio che il mancato trattamento della depressione che ne può derivare possa portare a danni ancora maggiori. Gli autori dello studio si dicono preoccupati. Il direttore della sezione psichiatrica della FDA, Thomas Laughren, ha affermato che l'agenzia sta studiando attentamente la questione e prenderà tutte le azioni che si renderanno necessarie non appena nuovi dati saranno disponibili. David Healy, uno dei primi a suggerire l'associazione tra uso di SSRI e rischio suicidiario nei giovani, ha contestato i risultati dello studio ritenendo che l'apparente cambiamento nella frequenza dei suicidi può riflettere solamente un cambiamento nel verdetto dei coroners. Un'ipotesi che, a parere di chi scrive, è abbastanza difficile da sostenere e da provare. Altri ancora hanno contestato i dati dello studio con argomenti differenti, sottolineando che la lettera di avvertimento della FDA è stata emanata verso la fine del 2004 per cui bisogna aspettare i dati del 2005 prima di poter dire qualcosa in merito [5]. Rimangono comunque ancora ampie zone di incertezza: l'unico consiglio che si può fornire è quello di monitorare con attenzione i pazienti che vengono posti in trattamento con SSRI, soprattutto durante i primi mesi, quelli più a rischio, come già detto in altre occasioni. Per un approfondimento si consiglia di consultare le pillole già pubblicate sull'argomento [1,2,3,4].
Referenze
1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=1640 2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=1709 3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=2525 4. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3456 5. The New York Times. 14 settembre 2007
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