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La vendita dei farmaci da banco è schizzata con il decreto Bersani
Inserito il 16 febbraio 2007 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

A seguito del decreto Bersani la vendita dei parafarmaci, che si è moltiplicata, costituisce una grave minaccia per la salute degli Italiani.

A poca distanza dall'approvazione del decreto Bersani sulla liberalizzazione dei farmaci da banco, il mercato tira: la Grande distribuzione punta all'apertura di altri corner. I punti vendita di farmaci senza obbligo di ricetta nella grande distribuzione offrirebbero, secondo il quotidiano economico, uno sconto medio del 30% rispetto agli stessi prodotti venduti nelle farmacie tradizionali. In alcuni casi il taglio del prezzo arriverebbe addirittura al 50%. Anche le farmacie si sarebbero adeguate: la media dei ribassi sarebbe salita al 15%. Il Sole 24 Ore calcola che entro il 2008 iper e supermercati avranno almeno 580 corner. I risultati della vendita dei farmaci senza obbligo di prescrizione nella grande distribuzione organizzata parlano già di circa 3mila confezioni a settimana per singolo punto di vendita, soprattutto per l'effetto novità. La Nielsen stima che il numero si assesterà intorno alle 2mila confezioni settimanali per punto vendita. La circolare del ministero della Salute del 3 ottobre 2006 per l'attuazione del decreto Bersani fissa i seguenti criteri per le parafarmacie:
Spazio separato, esclusivo per la vendita e la conservazione dei farmaci per evitare che si confondano con le altre merci.
Il nome "parafarmacia"
Farmacista ben identificabile, dotato di distintivo professionale
Possibilità di self-service
Tracciabilità dei farmaci nel sistema distributivo
Da gennaio i grossisti riforniranno solo gli esercizi dotati di identificativo univoco
La Lombardia ha imposto l'uso del camice bianco per il farmacista, pareti o vetrate per separare il corner dall'esercizio commerciale e l'uso di un numero fax dedicato agli eventuali avvisi urgenti provenienti dall'Aifa, dal Ministero della Salute o dalla Regione. La Toscana ha demandato alle Asl il controllo sui reparti adibiti alla vendita obbligando i farmacisti coinvolti a svolgere attività di farmacovigilanza..
Fonte: Il Sole 24 Ore del 20 novembre 2006

Commento di Luca Puccetti
Quello che viene salutato come un grande risultato rischia di essere un gravissimo problema per la salute degli italiani. Avevamo facilmente previsto che la visione mercantilistica del decreto circa la vendita e l'utilizzo dei farmaci unitamente alla moltipliocazione dei punti vendita avrebbe indotto un aumento dei consumi dei farmaci da banco. Tutto ciò, ben lungi dal costituire un dato positivo, costituisce invece una preoccupante premessa per l'incremento della patologia iatrogena e della spesa improduttiva per la salute. Un ulteriore effetto nefasto è una sorta di promozione della concezione consumistica della salute. Un risultato disastroso per la futura salute degli italiani e per l'educazione della popolazione al corretto uso dei farmaci.

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