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Insufficienza cardiaca in fase avanzata e risincronizzazione cardiaca
Inserito il 15 ottobre 2004 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

I COMPANION Investigators ( Comparison of Medical Therapy Pacing and Defibrillation in Heart Failure ) hanno verificato l’ipotesi che:
“ la terapia di risincronizzazione cardiaca mediante stimolazione biventricolare con un pacemaker con o senza un defibrillatore potesse ridurre il rischio di morte e di ospedalizzazione tra i pazienti con insufficienza cardiaca cronica in fase avanzata, e potesse ritardare la conduzione intraventricolare ”.


Sono stati arruolati 1.520 pazienti con insufficienza cardiaca, causata da cardiomiopatia ischemica o non-ischemica, , in classe NYHA III o IV, e con un intervallo QRS di almeno 120 msec.
Questi pazienti sono stati assegnati in modo random a ricevere, in un rapporto di 1:2:2, terapia farmacologica ( diuretici, Ace inibitori, beta-bloccanti e Spironolattone ) da sola o in associazione alla terapia di risincronizzazione con un pacemaker o con un pacemaker-defibrillatore.
L’end point primario era rappresentato dalla mortalità o dalla ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.La terapia di risincronizzazione cardiaca con un pacemaker ha ridotto il rischio dell’end point primario rispetto alla terapia farmacologica ( hazard ratio, HR: 0,81; p = 0,014 ).
Lo stesso risultato è stato ottenuto anche nel gruppo sottoposto a terapia di risincronizzazione cardiaca con un pacemaker-defibrillatore ( HR: 0,80; p = 0,01 ).Il rischio combinato di morte o di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è stato ridotto del 34% nel gruppo pacemaker ( p < 0,002 ) e del 40% nel gruppo pacemaker-defibrillatore ( p < 0,001 ). L’end point secondario di morte per tutte le cause è stato ridotto del 24% nel gruppo pacemaker ( p = 0,059 ) e del 36% nel gruppo pacemaker-defibrillatore ( p = 0,003 ). Questo studio ha dimostrato che i pazienti con insufficienza cardiaca cronica, in fase avanzata, e con un intervallo QRS prolungato, possono trarre beneficio dalla risincronizzazione cardiaca, soprattutto se il pacemaker è associato ad un defibrillatore.
fonte: N Engl J Med 2004; 350: 2140-2150
Link: http://content.nejm.org/cgi/content/abstract/350/21/2140

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