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Diagnosi prenatale: prevenzione o eugenetica ?
Inserito il 07 maggio 2006 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La diagnosi prenatale diviene spesso pratica eugenetica.

Si è svolto a Roma in Vaticano (Aula del Sinodo) il Congresso internazionale su L'embrione umano nella fase del reimpianto, aspetti scientifici e considerazioni bioetiche. Tra i vari temi trattati alcuni esperti sono intervenuti sul problema della diagnosi prenatale e dei rischi di sconfinamenti in vere e proprie pratiche eugenetiche. Rifacendosi solo agli aspetti etici e scientifici e non già a quelli religiosi, che appartengono più alla sfera personale, può essere interessante conoscere le posizioni degli esperti intervenuti sul tema. Adriano Bompiani, direttore dell'Istituto scientifico internazionale (Isi) della Cattolica di Roma. Conoscere le singole fasi dello sviluppo embrionale, ha affermato, permette anche di dare un'interpretazione etica di quanto avviene nel grembo materno. E la biologia indica nelle prime cellule embrionali l'esistenza di uno status anche per l' embrione pre-impiantatorio, proteggendolo da sperimentazioni distruttive come quella del congelamento degli embrioni da utilizzare per la fecondazione artificiale. Il congelamento porta all'arresto dello sviluppo embrionale, ma non porta alla regressione dello sviluppo. Può però dare grosse difficoltà per la ripresa dello sviluppo. Il 50% degli embrioni scongelati riportati a temperatura normale non proseguono lo sviluppo. Questo non si vuol dire, non si vuol sapere, non si vuol far sapere alla gente, ma è una realtà riconosciuta dalle documentazioni scientifiche. Altro aspetto, quello dei test genetici prenatali, che dovrebbero rientrare nell'area generale della medicina predittiva, ma in realtà diventano spesso strumenti di selezione dell' embrione, magari per motivi di pianificazione familiare che nascondono vere e proprie pratiche di eugenetica. L'allarme è giunto da Kevin Fitzgerald, professore associato di genetica alla Georgetown University di Washington. Sottolineando l'enfasi attribuita oggi allo screening prenatale, il genetista ha fatto notare che i test cercano soltanto di determinare quali embrioni hanno già difetti genetici indesiderabili, ma non si chiedono come prevenire tali difetti. Inoltre, ha affermato Fitzgerald, tali test servono alla pianificazione familiare che non è diretta a prevenire né difetti, né malattie, ma è spinta dal desiderio di avere un bambino o una bambina, quindi tende a individuare la presenza o meno del cromosoma y. Da qui la recente condanna della Commissione di bioetica americana verso il fatto che la pratica dello screening prenatale si fonda sul principio che i genitori possono scegliere le qualità dei loro figli, e selezionarle sulla base delle conoscenze genetiche. La diagnosi preimpianto è la tappa più avanzata della selezione eugenetica - ha affermato Angelo Fiori, professore emerito di Medicina Forense all'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha posto l'accento sui problemi tecnici della diagnosi preimpiantatoria, nella quale sono sempre in agguato falsi negativi e falsi positivi. Ma ancor più gravi, ha affermato, sono i problemi di natura etica. La diagnosi prenatale, qualunque argomento si possa portare avanti, in una sua quota non irrilevante è finalizzata alla soppressione dell'embrione e, quindi, alla selezione di quegli embrioni che si ritiene siano affetti da malattia. Una tesi, questa, condivisa dal professor Carlo Bellieni, pediatra al Policlinico di Siena, che nel suo intervento ha messo l'accento sui propositi eugenetici e non curativi di questo tipo di diagnosi. Nella diagnosi prenatale, nella diagnosi preimpianto, il punto di fondo sta nel fatto che non è una diagnosi curativa per il malato, se non in rari casi, ma è una diagnosi eliminatoria, cioé si eliminano i feti o gli embrioni che hanno quel tratto caratteristico che non piace. Questo comporta una perdita degli embrioni in eccesso. In uno studio del 2005 si parte da 33 embrioni, che vengono creati per arrivare ad una sola gravidanza. Tali perplessità, ha proseguito Bellieni, non vengono sollevate solo da chi ha una visione religiosa della vita. Sono in molti, nella comunità scientifica, che cominciano ad interrogarsi sui rischi collegati a questo tipo di diagnosi. Tali preoccupazioni sono state espresse anche dalla commissione per la genetica umana del governo britannico. La professoressa Marie Odile Rethoré, genetista all'Ospedale Necker di Parigi, ha affermato che la diagnosi genetica preimpiantatoria viene proposta come mezzo di selezione fra gli embrioni. La finalità è di scegliere quelli le cui vite corrispondono ai requisiti essenziali per trovare posto nella nostra società. Una società dove le persone disabili non sono gradite.

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