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Micrometastasi midollari orientano la prognosi nel cancro mammario
Inserito il 14 novembre 2005 da admin. - oncologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La presenza di micrometastasi midollari raddoppia il rischio di morte in K mammella.

In questa ricerca sono stati assemblati i risultati di nove studi per un totale di 4703 donne affette da cancro mammario in vari stadi. La presenza di micrometastasi midollari fu riscontrata nel 31% dei casi.
Durante un follow-up medio di 5 anni una recidiva neoplastica (definita come comparsa di metastasi a distanza clinicamente evidenti) si verificò nel 21% dei casi. La presenza, al momento della diagnosi, di micrometastasi midollari si rivelò un fattore di rischio indipendente per recidiva perchè quasi raddoppiava il rischio di morte da cancro mammario. Anche nei casi di tumori di piccole dimensioni (meno di 2 cm) e di assenza di metastasi linfonodali, l'esistenza di micrometastasi midollari rappresentava un fattore prognostico negativo, indipendentemente dal tipo di terapia effettuata dalla paziente.

Fonte: N Engl J Med 2005; 353:793-802.

Commento di Renato Rossi
La presenza di micrometastasi midollari al momento della diagnosi di cancro mammario può essere svelata eseguendo un aspirato midollarre e studiandolo con metodiche di tipo immunocitochimico. Questo studio dimostra che se si riscontrano micrometastasi midollari la prognosi a distanza è cattiva, indipendentemente da altri fattori prognostici noti. Ciò potrebbe essere importante perchè permetterebbe di identificare pazienti a rischio elevato e studi futuri potranno dimostrare se sarà possibile migliorare la prognosi grazie a chemioterapie adiuvanti.
Un'osservazione a margine: se la prognosi del cancro mammario dipende non solo dallo stadio del tumore, ma anche dalla presenza di micrometastasi midollari, questo potrebbe spiegare l'apparente contraddizione del perchè in alcuni studi [1,2] lo screening mammografico, che scopre i tumori in una fase più precoce, abbia dato risultati deludenti. E questo darebbe in qualche modo ragione ai due autori danesi Olsen e Goetzsche che nella loro meta-analisi affermarono che lo screening mammografico non serve [3]. Si potrebbe infatti ipotizzare che esistono due tipi di cancro mammario, quelli che producono già all'inizio micrometastasi e quelli che non le producono, per cui scoprirli con qualche mese di anticipo influenza poco la prognosi. Il condizionale è comunque d'obbligo.

1. CNBCSS - 1 . J natl Canc Inst 2000; 92: 1490
2. CNBCSS - 2 . Ann Intern Med 2002; 137:305
3. Lancet 2000; 355:129-134

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