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Risultati deludenti dallo screening per il cancro mammario
Inserito il 25 ottobre 2005 da admin. - oncologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Lo screening per il cancro della mammella non modificherebbe la mortalità.

In questo studio caso-controllo sono state arruolate 1351 donne (casi) decedute per cancro mammario tra il 1983 e il 1998, paragonate a 2501 donne libere da cancro (controlli) simili per età e per fattori di rischio di sviluppare un cancro. Secondo gli autori se fosse vero che lo screening riduce la mortalità allora il numero di donne screenate avrebbe dovuto essere più elevato nel gruppo "controlli" che nel gruppo "casi". Invece non si trovò alcuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi per quanto riguarda la frequenza dello screening.
Non si trovò neppure alcuna differenza statisticamente significativa tra screening e riduzione della mortalità, sia nelle donne a rischio medio che elevato. La mortalità non differiva neppure a seconda del tipo di screening usato (solo esame clinico, sola mammografia o entrambi).
Nonostante questi risultati gli autori raccomandano cautela nella loro interpretazione e continuano a consigliare lo screening perchè, trattandosi di uno studio caso-controllo, non è possibile escludere vari fattori confondenti.

Fonte: J Natl Cancer Inst 2005 Jul 20; 97 (14): 1035-1043

Commento di Renato Rossi
L'efficacia dello screening mammografico (perlomeno nelle donne > 50 anni) sembrava dimostrata da otto RCT fino alla famosa meta-analisi di Olsen e Goetzche che, all'inizio del 2000, evidenziarono numerosi difetti metodologici in sei RCT (quelli che dimostravano una riduzione della mortalità) e nessun beneficio dello screening mammografico nei due RCT di buona qualità. La polemica che ne seguì infiammò per molto tempo le riviste mediche internazionali. Questo studio, pur di tipo caso-controllo e quindi soggetto a bias, suggerisce che lo screening non è efficace nel ridurre la mortalità sia nelle donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni sia nelle donne tra i 50 e 65 anni, indipendentemente dal rischio basale di sviluppare un cancro mammario. Un editorialista sottilinea che probabilmente i programmi di screening nel "mondo reale" sono meno efficaci di quelli effettuati nel contesto "sterilizzato"degli RCT, ma anche che lo screening può essere meno importante di quanto si ritenga perchè le terapie attuali risultano efficaci anche nei tumori in stadi più avanzati. In ogni caso quello che sembra potersi concludere è che rimane fondamentale la corretta informazione delle pazienti. Per chi volesse approfondire la problematica dello screening mammografico rimandiamo al corrispondente capitolo del Manuale di Clinica Pratica (modulo n. 7).

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