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"Vedere il problema": fisiologia dei Punti di Vista
Inserito il 22 novembre 2004 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Influenza della cultura sulla percezione e sull’elaborazione degli stimoli, e quindi sulla soluzione finale al problema.


La nostra vita si basa su delle verità, spesso banali, constatate giornalmente e verificate mediante i nostri sensi. La forma di quello che ci circonda, il ricordo di quello che ci viene detto, le mappe mentali che ci consentono di spostarci per la città, vengono costruite empiricamente, e vengono giudicate coerenti con la realtà. Come potremmo vivere, altrimenti?
In realtà capita, a volte, che qualcuno ci porti verità in contrasto con le nostre. Informazioni, dati, che sono in contrasto con quello che vediamo e con quello che i nostri ragionamenti ci portano a pensare. Possiamo credergli, o è vittima di un vizio di ragionamento? Di solito ripercorriamo tutta la nostra catena di pensieri, dal ricordo originario alla conclusione, e raramente troviamo un errore.
Sicuramente deve essere l’altro ad essersi sbagliato.

Questa cosa non riguarda solo la gente comune e le attività sociali di base. Capita in tutti i campi, dalla diagnosi medica alla ricerca scientifica, fino alla formulazione di leggi fisiche.
Di solito durante le discussioni che scaturiscono da questi contrasti "ideologici" salta fuori la frase "prova a guardare le cose dal mio punto di vista", con tutte le varianti del caso. Il concetto alla base di questo invito è che spesso, cambiando il punto di osservazione del problema, possono cambiare tutti gli assunti che da questo derivano. Se questo aspetto della vita non interessa i lavoratori "sicuri" (commercianti, bancari) sicuramente interessa (o dovrebbe interessare) tutti quei lavori che fanno della ricerca il fine ultimo, dalla ricerca scientifica alla ricerca della causa dei tali sintomi medici.

Marie-Christophe Parmentier e Jean-Francois Hamon (università di Reunion, Polinesia francese), sono partiti dal presupposto che l’appartenenza a due culture differenti possa influire fisicamente sulla percezione e sull’elaborazione degli stimoli, e quindi sulla soluzione finale al problema.
Nello specifico la ricerca si basa sulla differenza percettiva che 230 ragazzi di 10 anni hanno di una figura geometrica astratta e complessa (figura complessa di Ray). La richiesta che è stata fatta loro è stata duplice: inizialmente dovevano copiare la figura, in seguito riprodurla a memoria.
Il campione è stato suddiviso in tre sottogruppi: europei di Parigi, abitanti di Reunion cittadini e abitanti di Reunion campagnoli. Lo svolgimento del compito ha evidenziato differenze molto marcate e significative nel modo in cui le differenti culture "vedevano" il problema.
Nel primo esercizio la differenza fondamentale sussisteva fra i "cittadini", che vedevano la figura in maniera piu’ globale in contrasto con gli abitanti delle campagne ce la vedevano piu’ suddivisa nelle singole parti, e quindi tendevano a riprodurre la figura non globalmente ma ad elementi singoli.
Il fenomeno veniva ulteriormente accentuato nel secondo compito, dove sembrava quasi che gli abitanti di campagna vedessero la figura diversamente rispetto a quelli di citta’.
Sembra proprio che la realtà è negli occhi di chi guarda…

Guido Zamperini
Fonte: Psicologia contemporanea 179

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