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La riscossa dell'elettroshock
Inserito il 20 novembre 2004 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La terapia elettroconvulsiva migliorerebbe l'umore, la qualità della vita e la capacità di compiere le attività quotidiane nei pazienti con depressione severa.

Lo studio ha considerato 77 depressi gravi, valutati sia prima dell'elettroterapia che immediatamente dopo ed a due e quattro settimane. Il 66 per cento dei pazienti ha presentato un miglioramento relativamente a tono dell'umore, stato cognitivo e qualità della vita già a partire dalla seconda settimana post trattamento.

fonte: The British Journal of Psychiatry (2004) 185: 405-409
Link: http://bjp.rcpsych.org/cgi/content/abstract/185/5/405
segnalato da: NEWSLETTER MDF News

Commento
Corsi e ricorsi non solo storici, ma anche scientifici o per meglio dire parascientifici. Il Britain's National Institute of Clinical Excellence (NICE), ha raccomandato forti limitazioni all'impiego dell'elettroschock, sconsigliandone un utilizzo come terapia di mantenimento nella depressione.
http://www.nice.org.uk/pdf/59ectfullguidance.pdf
Già nel 2003 una revisione sistematica ad opera di John Geddes, Department of Psychiatry, University of Oxford, pubblicata su Lancet (Lancet 2003; 361: 799-808 ), aveva rilevato che la terapia elettroconvulsivante è efficace nel trattamento della depressione e persino migliore dei farmaci nel breve periodo, tuttavia erano stati evidenziati deficit a carico della memoria.
L'elettroshock è in uso dal 1930 ed è stato spesso oggetto di feroci polemiche e diatribe più ideologiche che scientifiche.
In Italia la polemica divampò nel 1999 allorquando l'allora ministro Rosi Bindi emanò una circolare, indirizzata agli assessorati regionali alla sanità e ai servizi psichiatrici, nella quale si trasmetteva il parere del CSS che definiva l'elettroschock un "un presidio di provata efficacia in patologie specifiche tra le quali alcune forme di depressione". Nella circolare si raccomandava: un'attenta vigilanza sui possibili abusi, sottolineando che la terapia elettroconvulsivante pone controindicazioni di natura strettamente medica alquanto limitate, non provoca danni fisiologici e ha effetti collaterali moderati e circoscritti nel tempo. Il suo impiego è quindi motivato dall'obbligo primario e ineludibile di salvare la vita del paziente e di tutelarne la salute, primo tra gli obblighi deontologici del medico. L'evidenza d'efficacia pone anche la questione se sia giusto relegare l'intervento al ruolo di ultima scelta sottoponendo i pazienti a lunghi periodi di tentativi farmacologici e inutili sofferenze.
http://www.no-guide.info/xstop/Stampa%20e%20articoli/Il%20Manifesto.php

Tra i più accesi oppositori ci fu l'onorevole Antonio Guidi, psichiatra e membro della Commissione affari sociali della Camera che sentenziò: Da decenni l'uso e l'abuso dell'elettroshock appartengono alle forme più deteriori della psichiatria ed ora questa tecnica obsoleta e dannosa viene avallata e diventa una terapia di stato.
Speriamo che questo ulteriore contributo riporti la questione dove dovrebbe stare ossia nell'ambito di un dibattito scientifico e non dell'ennesima discussione da bar sport su argomenti che purtroppo meritano tutto il nostro rigore metodologico e la nostra indipendenza di giudizio professionale. Chi ha avuto la ventura di imbattersi in un catatonico grave sa se la ECT sia una strada da praticare o meno.

Luca Puccetti

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