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Il pene piccolo e l' intervento chirurgico
Inserito il 27 giugno 2001 da admin. - andrologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



E’ molto frequente in ambiente andrologico la richieste di ingrandimento chirurgico di un pene ritenuto troppo piccolo. Questa richiesta e’ spesso indipendente dall’effettiva lunghezza dell’organo genitale che all’esame clinico puo’ apparire nei limiti della norma. E’ ovvio che tali pazienti siano affetti da un disturbo psicologico di stampo fobico-ossessivo centrato sulla dismorfofobia genitale. I testi di andrologia valutano normale le dimensioni del pene eretto dai 10 cm. in su anche se alcuni autori arrivano a definire normale il pene fino a 7 cm.
E’ ovvio che l’approccio chirurgico non e’ indicato in soggetti aventi genitali di dimensioni maggiori; risulta inoltre alquanto discutibile di per se’, in quanto si dovrebbe privilegiare un approccio psicoterapeutico. Puo’ esistere pero’ una percentuale di pazienti in cui la tale psicoterapia puo’ risultare inefficace; possono esistere inoltre soggetti che lamentino difficolta’ relazionali anche dopo la psicoterapia, sempre attribuendole alle dimensioni del pene.
Un équipe chirurgica e’ percio‘ intervenuta su tre popolazioni di pazienti adulti che avevano indicazione ad un intervento sul pene: soggetti con pene curvo congenito, con morbo di La Peyronie, pazienti dismorfofobici trattati con successo mediante psicoterapia. E’ stata valutata la loro relazionalita’ con l’altro sesso prima e dopo la chirurgia mediante un colloquio sessuologico.
I sedici pazienti affetti da pene curvo congenito sono stati sottoposti ad intervento di raddrizzamento del pene; i settanta pazienti affetti da morbo di La Peyronie sono stati sottoposti ad intervento di raddrizzamento del pene secondo Naisbit; 22 pazienti affetti da dismorfofobia genitale sono stati sottoposti, dopo il ciclo di psicoterapia, a sezione del legamento sospensore del pene e falloplastica di ampliamento. L’allungamento medio e’ risultato di 1,3 cm. con un aumento di circonferenza di 1 cm. E’ stata valutata la soddisfazione dell’intervento e la modificazione della relazionalita’ con l’altro sesso.
L’ esame dei risultati ha evidenziato che i pazienti affetti da pene curvo congenito, pur dimostrandosi contenti dell’intervento dal punto vista estetico, non hanno modificato il proprio modo di relazionarsi con l’altro sesso mantenendo le difficolta’ relazionali recedenti. Altrettanto dicasi per i pazienti affetti dal morbo di La Peyronie: malgrado il successo chirurgico ed estetico del raddrizzamento il modo di porsi con l’altro sesso non era modificato. Differente invece e’ stato l’effetto della chirurgia sui pazienti affetti da dismorfofobia e gia’ sottoposti con successo a terapia psicologica. Ben 18 hanno modificato in positivo il proprio accesso con l’altro sesso nel senso di una maggiore disinvoltura nel proporsi. Da qui si rileva come l’efficacia della psicoterapia sia stata fondamentale in questi soggetti; si rileva inoltre come l’effettivo aspetto dei genitali non incida che in minima parte sulla relazionalita’ dei pazienti quando non sia supportato da una adeguata autostima. E’ ovvio che il ruolo che il maschio da’ alle dimensioni dei propri genitali nel successo della sua vita di relazione va quantomeno ridimensionato

Daniele Zamperini. Fonte: Rivista di Sessuologia - vol. 24 - n.3 - Luglio-Settembre 2000 – pag. 243-245


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